TOC!
TOC! Fece un suono metallico contro il pesante e oscuro portone di
legno del castello della strega. Di là, si sentivano i passi della
vecchia strega che giungeva verso l'ingresso e trascinava le vesti sul
lurido pavimento di marmo. Quando aprì e si ritrovò davanti la fata Rosa rimase di stucco. "Cosa ci fai quì? Non hai paura di me?"
E
la fata Rosa, che tremava tutta, piccola e indifesa di fronte a quella
vecchia alta e oscura strega rispose con dolcezza: "Si ho paura ma sò
che la mia Ombretta ha di certo paura più di me. Dove l'avete nascosta?
Lei è piccola, e non sa nulla del mondo oltre la mia casa, Voi l'avete
rapita e io sono venuta a riprendermela!"
Di
fronte a tanta sfacciataggine la strega Grigia scoppiò prima in una
risata fragorosa, poi in uno scatto d'ira funesta, ma subito le si insidiò
nella mente una perfida idea: aveva già la gatta, poteva rapire anche la fata;
così il suo potere sarebbe cresciuto ancora di più e i cittadini di
Bontown si sarebbero piegati a ogni suo volere comprendendo che la fata
Rosa era nelle sue mani."
Invitò
quindi la piccola fata Rosa nel castello e fingendosi commossa per il
suo coraggio, le propose di aspettarla nel salotto buono, mentre lei
sarebbe andata a prenderle la gatta.
Così
la fata Rosa fu lasciata sola in quella stanza e ebbe modo di ammirare
oltre alla tetraggine e all'abbandono, l'antica sontuosità di
quel castello. La stanza era ricca di nicchie, colonne e capitelli
vivamente decorati, ma abbandonata alla sporcizia e alla polvere da chissà ormai quanto tempo.
In un angolo stava un gatto, solo e triste. Lei si avvicinò a
quell'animale e lesse nei suoi occhi una profonda solitudine. Gli fece
una carezza e quello rispose con un soffio, rizzando il pelo e tirandosi
su con rancore.
"No,
no, piccolo, non aver paura di me!", gli intimò la fata Rosa, senza
arrendersi e prendendolo per la collottola se lo tirò vicino, lo accolse
fra le braccia e lo accarezzò con delicatezza.
Il gatto non poteva credere alla bellezza di quel tocco e, diffidente prima, abbandonandosi poi, si lasciò coccolare.
La fata Rosa tirò fuori dalla tasca un biscottino e lo diede al gatto che senza nemmeno annusarlo, lo ingoiò in un solo boccone.
In quel mentre entrò la strega con Ombretta legata al
guinzaglio e la tirava, strattonandola con brutalità perché
l'animaletto non voleva seguirla. Ma appena varcata la soglia della
stanza e riconosciuta la sua padrona si lanciò verso di lei. Fu allora
che la strega diede uno strattone ancora più forte per riattirarla verso
di sè e caccio una risata maligna che fece fremere tutti i presenti, la
fata e i due gatti.
"Tu
sei maligna e cattiva e il tuo gatto sta soffrendo! Perchè sei venuta a
rapire la mia Ombretta se hai già un animale tuo? Un gatto bellissimo
che trascuri!"
"Quale gatto bellissimo? Ma sei matta? Non vedi che animalaccio hai in braccio?", disse la strega.
"E'
colpa tua se lui è ridotto così e perde il pelo, non gli dai abbastanza
da mangiare e non lo curi come merita.", la sgridò la fata. "Lui non
vive libero e non ha modo di procacciarsi il cibo in questo castello ,
perciò sei tu che devi sfamarlo e accudirlo. Se non lo sai fare, non
devi andare a rubare i gatti degli altri perchè portandoli qui, in poco
tempo diventeranno come questo, seppur belli e sani, tu con il tuo odio e
la tua noncuranza li ridurrai tristi, soli e spaventati. Scommetto che
questo gatto non ha mai visto la luce del sole e non ha mai sentito il
calore delle tue mani."
"Tu!
Come ti permetti! Piccola fata dei miei stivali, vuoi insegnare a me,
una strega grande che cosa voglia dire trattare con degli animali? Che
gli devo mai fare, lo posseggo e questo gli deve bastare. Deve vivere
della sola soddisfazione di avermi come padrona. Non mi devi scocciare,
non mi devi insegnare nulla tu...", e dalla rabbia non riuscì più a
continuare.
La
fata Rosa non voleva arrendersi e capì che la rabbia della strega era
un buon segno, aveva toccato il punto dolente, il punto debole, lei era
invidiosa della sua gatta e per questo l'aveva rubata.
"Ma
un gatto non è un oggetto. Un gatto è un essere vivente. Ha bisogno di
cibo, cure e carezze come ogni altro essere vivente. Guarda com'è qui
tra le mie braccia, guarda come divora i miei biscotti! Sarà un gatto
ancora più bello del mio fra poco, appena si riprenderà e acquisterà
fiducia verso di te."
La strega a quelle parole si aprì in un largo sorriso, specchio dell'ambizione che si era fatta strada nel suo cuore: "Più bello? Più bello anche del gatto del re?"
"Si
certo!", rispose la fata e capì di aver la strega in pugno. Purtroppo
non era pienamente soddisfatta della sua vittoria, avrebbe preferito di
gran lunga stimolare l'affetto della strega verso il gatto, ma se l'affetto non c'era si fece bastare l'ambizione, la vanità della strega.
"Porterò il tuo gatto a casa mia per accudirlo e farlo tornare bello e forte come prima e poi ti prometto che farò per lui i biscotti, e te lo porterò quando sarà guarito, quando gli sarà riscresciuto il pelo folto e quando sarà talmente bello che ti sarà passata la voglia di prendere la mia gatta". Questa era la proposta della fata e lei vinta ormai dalla sua smania di avere il gatto più bello del regno, anche di quello del re, accettò e permise alla fata Rosa non solo di tornare alla sua casa con Ombretta, ma di portare con sè e tenere per un mese il suo gatto.
La
fata Rosa tornò a casa con i due animaletti, Ombretta camminava davanti
a lei e il gatto era fra le sue braccia, non era in grado di camminare
per così tanta strada.
Quando
arrivò a casa trovò tutti i cittadini di Bontown che l'attendevano e
vedendola con i due animali erano tutti curiosi di sapere cosa fosse
successo.
Lei
raccontò l'accaduto e tutti si dichiararono favorevoli ad aiutarla a
prendersi cura del gattino della strega. Chi l'aveva visto quando stava
legato di fronte al castello raccontò di come la strega lo lasciasse per
ore senza cibo e tutti furono d'accordo sul fatto che quel gatto non
poteva più tornare al castello. Sebbene Rosa lo avesse guarito, una
volta tornato là non sarebbe passato molto tempo prima che ricominciasse
a soffrire. E poi dopo aver provato la dolcezza della fata Rosa, chi
mai sarebbe riuscito a tornare in quel mondo di tenebra?
"Ma io ho dato la mia parola alla strega e non posso fare come dite Voi!", protestò la fata Rosa che era sempre molto onestà.
Così
i cittadini di Bontown lasciarono perdere di insistere ma nei loro
pensieri già andava maturando una strana idea, si scambiarono una
sguardo d'intesa: se la strega Grigia fosse sparita, la fata Rosa non
sarebbe più stata costretta a riportarle il gatto una volta guarito.
Ci avrebbero pensato loro...
....
UN CUORE NEL SOLE
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