venerdì 29 maggio 2015

Una corsa su una macchina da rally

Lo devo ammettere: è stata un'esperienza emozionante!

Ho avuto l'occasione di correre su una macchina da rally come passeggero con un pilota professionista.

Vorrei descrivervi quel misto di paura e di incondizionata fiducia vissuta all'interno dell'abitacolo dell'auto mentre questa sfrecciava sul circuito e sollevava fumi di polvere e di pneumatici arroventati.

Mi accoglie il pilota con un bel sorriso. E' di lui che mi devo fidare, volente o nolente. E' concentrato a controllare che tutto sia a posto, mi sembra una buona cosa, professionale. Mi aiutano a infilare il casco e già mi sento protetta. Certo la vita d'ufficio è molto lontana da questo brivido che corre lungo la schiena, che gela le mani e le fa sudare perché da quando accenderà il motore la mia vita non sarà più mia, sarà nelle mani del pilota, nelle sue capacità e nella sua sfrontatezza.
Entro nell'abitacolo e mi aiutano ad allacciare bene le cinture, Vi assicuro che per chi non è pratico ci vuole un minimo di spiegazione.

Acciaio, benzina e rumore.

Un rombo e la macchina inizia a vibrare, non vedo l'ora di partire. L'attesa per l'entrata in pista, e poi ogni cambio di marcia è un nuovo stacco di energia. Io quell'energia la sento salire dal suolo asfaltato, dalle gomme fino alle gambe e su per le braccia finché non entra in circolo e rivitalizza tutto. In chimica si chiama adrenalina, in vita si chiama eccitazione!

Sono la prima a fare il giro con lui e occorre scaldare la macchina e allora inizia a fare degli slalom per scaldare le gomme e gli ammortizzatori, io mi sento molle, in piena balìa della strada. Puntello i piedi alla lamiera e le mani al sedile di pelle per sostenermi. Non ho una bella visuale perché il sedile è molto basso rispetto al parabrezza quindi vedo meglio dal finestrino di lato e quello che vedo è fumo, asfalto che corre, cemento e fiori rossi.

Penso a mio marito che ama queste cose e se mi vedesse riderebbe come un pazzo. Penso al mio bambino che drifta le macchinine sul tappeto: io ora sono dentro una di quelle macchinine e mi vedo piccola e immobile.

Guardo il pilota e penso che lui di tutto questo ne ha fatto il suo mondo. Dietro al suo calmo autocontrollo c'è la voglia di superarsi sempre. E lo sento forte. Guardo le sue mani nei guanti di pelle, il corpo avvolto nella tuta, tutto in lui è in attesa, concentrato come un leone che punta la preda.

Accelera e aumenta la marcia, in prossimità di una curva decelera e scala, affronta la curva con tenacia e mi sento sbalzare dalla forza di gravità. Rettilineo e accelerata. E' tutto in un equilibrio instabile, una precisione casuale, perfetto. E' tutto perfetto.

Vorrei fargli mille domande pratiche ma un po' per timidezza, un po' per non distrarlo e un po' perché voglio godermi al pieno questo scorrere di attimi, le lascio cadere e restano lì sospese fra i miei occhi increduli e la sua determinazione. In fondo la risposta più grande è già li davanti a me: la forza di un uomo che sa ciò che vuole, che corre superando il tempo.


E' un connubio tra macchina e uomo, meccanica e passione che si sposano alla perfezione.

Usciamo dal circuito e tutto è più rilassato. L'ansia scema e il cuore riprende un battito normale. Posso tornare alla mia placida, tranquilla quotidianità.
 

Ma scendo dall'auto e mi sento forte. Forte di questa bellissima esperienza. Forse, Marco, mi hai passato un po' della tua energia.

Un grazie di cuore a Marco Asnaghi della Val Senagra Corse Rally & Racing


Un Cuore nel Sole

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