sabato 20 settembre 2014

Etta la ranocchietta


C'era una volta una graziosa ranocchietta che si chiamava Etta.
Etta era verde con le zampette rosse e qualche sfumatura di azzurro quà e là.
Etta era pigra e se ne stava tutto il giorno a sonnecchiare all'ombra di un sasso vicino allo stagno. Ogni tanto si svegliava, si tuffava nell'acqua per rinfrescarsi un pò e poi tornava ad asciugarsi al sole.
La mamma di Etta era molto preoccupata perchè la figlia non aveva altro interesse che dormire e non si curava di imparare ad arrangiarsi.
"Se andrai avanti così rimarrai sempre una nullafacente e nessun ranocchio ti vorrà sposare" le diceva "Etta devi darti da fare altrimenti penseranno che non sei una brava ranocchia e rimarrai zitella!"
Etta si lamentò: - Ma mamma io sono solo annoiata, non voglio nessun ranocchio da sposare. Io voglio partire alla scoperta del mondo per vedere cosa c'è oltre questo stagno. Non voglio passare la mia vita accudendo piccoli girini stupidi senza sapere cosa succede in fondo al prato"
"Bene allora vai a scoprire il mondo", le disse la madre sperando che quel viaggio le portasse un po' di sale in zucca.
Così Etta partì.

Saltellò allegramente finchè non sentì uno strano rumore. “ zzzzzz zzzzzz zzzzz zzzzz”
Era uno sciame d'api che si dirigeva verso un campo pieno di fiori.
Incuriosita, Etta fermò l'ape in coda e le chiese dove andava così di fretta.
"Andiamo a raccogliere il nettare dai fiori" , le disse e Etta decise di seguirle. Vide le piccole api lavorare tutte insieme per raccogliere più nettare possibile e trasportarlo al proprio alveare per fare il miele, per nutrire l'ape regina e le api appena nate.
"Noi siamo una famiglia e ci aiutiamo!", le spiegò la piccola ape.
Etta imparò il valore della famiglia, dello stare insieme per essere più forti e dell' aiutarsi l'un l'altro.
Sorrise alla piccola ape e se ne andò.

Poco più in là vide un verme che strisciava nel terreno. Quale pranzetto succulento!
Gli saltellò dietro ma quando stava per acchiapparlo il verme sparì in un buco nel terreno.
Triste ed affamata, Etta si girò e andò via in cerca di qualche moscerino per placare la fame.

Mentre passava per un sentiero, vide sul terriccio una strana scia biancastra e, incuriosita, decise di seguirla.
Si accorse che svoltava dietro ad un tronco d'albero e si trovò di fronte uno strano animale simile ad un verme corto e cicciotto che portava uno strano guscio sulle spalle.
"Ciiiaaooo iooo sooonoo il Signooor Luuummmaacaa e queeestaaa è laaa miiiaaa caaasaaa", le disse lo strano animale.
"E perchè te la porti sempre dietro?” chiese Etta.
“Peeeer noooon peeerdeeermiiii! Seeenzaaa miii seeentooo nuuudooo!”
“Ah”, rispose Etta e imparò dal signor Lumaca l'importanza di sentirsi a casa e il suo calore.
Etta rimase un po' a chiacchierare con il signor Lumaca ma il suo parlare biascicato la fece addormentare e quando si risvegliò il suo nuovo amico non c'era più.

Sempre più affamata si rimise in cammino e per fortuna trovò una colonia di formiche con le quali fare merenda.
Rinvigorita dalla dormitina e dal lauto pasto riprese il suo viaggio.
Cominciava a capire cosa intendesse la sua mamma quando parlava di mettere su famiglia.
Parlare con il signor Lumaca così affezionato alla sua casa e con la piccola ape che si dava tanto da fare per il bene del suo alveare le aveva insegnato che stare tutto il giorno a poltrire non faceva bene né a lei e nemmeno alla sua famiglia.

Mentre ragionava, la piccola Etta vide qualcosa che la lasciò senza fiato. Una coloratissima farfalla volò proprio sopra il suo naso volteggiando in tutta la sua bellezza.
“Come sei bella!” le disse
“Bella io? Ma ti sei vista tu che hai dei colori bellissimi: verde come l'erba giovane nei prati, rosso come i petali dei papaveri e azzurro come il cielo d'agosto. Tu sei più bella di me. Da dove vieni?” le domandò la farfalla.
“Io vengo dallo stagno, sto girando il mondo e tu, invece che cosa fai?”
“Io vivrò solo un giorno come tutte le farfalle e quindi cerco di fare tutto quello che mi piace, volo e mi godo questa meravigliosa giornata!”
Etta rimase molto colpita da ciò che le disse la farfalla e imparò l'importanza della vita. Capì che poltrire tutto il giorno era un grande spreco di tempo, che la vita va vissuta e che per essere felici bisogna imparare ad accettare tutto quello che la vita ci da che sia uno o cento giorni. Bisogna amare la famiglia e chi ci sta accanto e bisogna sempre portare un po' di casa dentro sé ovunque si va.
Tornò dalla mamma felice.
Non so dirvi se si sposò o ebbe dei girini ma di certo non passò più le giornate a dormire tutto il giorno.
Un Cuore nel Sole 

Qui trovate la sigla di Etta cantata da mio figlio. Sigla

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